Il 25 novembre è la giornata di ricordo e sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.
A Vicenza, in piazza Matteotti, si è svolto un significativo flashmob delle Rete delle donne vicentine, mentre in IV e V commissione abbiamo ospitato la vicepresidente dell’associazione Donna chiama Donna, Laura Zanichelli, assieme agli assessori al Sociale e alle Pari Opportunità per avere aggiornamenti anche sulla nuova sede del CentroAntiviolenza individuata nello stabile comunale di via Vaccari ai Ferrovieri. Il centro, già sede dell’associazione “La Casetta”, si trova accanto alle ex scuole “Loschi”, 200 metri quadri su due piani.
“Donna chiama donna” è l’ente gestore del servizio comunale che segue da tempo le donne in difficoltà, vittime di violenze, abusi, scappate di casa, spesso con la responsabilità dei figli.
L’associazione, che è presieduta da Maria Zatti, ne segue 246 nel territorio dell’Ulss 8: di queste, soltanto nel 2021 ne ha prese in carico 111. Il lavoro svolto è pregevole, viste le limitate risorse a disposizione e la delicatezza del servizio prestato. La Vice Presidente ci ha spiegato che la pandemia e la convivenza forzata hanno aumentato i casi che sono cresciuti sia di numero che di gravità.
Il Centro, dove lavorano volontarie e operatrici professionali, si muove innanzitutto nella direzione dell’ascolto, senza forzare scelte come quella di rivolgersi a una casa-rifugio. Le donne che si rivolgono al Centro spesso sono spaventate, confuse e lacerate dal “fallimento” del proprio matrimonio. Per questo il primo obiettivo è mettere in sicurezza le donne e i loro figli. Oltre alle operatrici è presente un pool di avvocate che gratuitamente danno consulenza legale, quindi una psicologa, psicoterapeuta, conseleur;
La sfida grande è quella dell’accompagnamento, in una vita di relazioni che vengono azzerate dopo aver perso ogni rete amicale, quindi all’inserimento lavorativo fino alla concreta protezione offerta nelle case rifugio per situazioni-limite. La fascia maggiormente interessata è quella che va dai 30 ai 51 anni, donne italiane e delle classi sociali più alte, due dati che forse potrebbero stupire.
Accanto a questo, Donna chiama Donna è presente nelle scuole per un’importante opera di prevenzione, per una cultura della parità e del rispetto.