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L’autotassazione per la sicurezza è una sconfitta culturale

Sul GDV di questa mattina l’assessore Silvio Giovine propone alla Giunta Rucco di autotassarsi per “rendere più pesante il capitolo sicurezza”, destinando specifiche quote di spesa dei singoli assessorati per un fondo ad uso del Sindaco, titolare della delega. Questa proposta, presentata in bello stile e con un accattivante titolo sul giornale, ci ha subito colpito.

Innanzitutto per una questione di comportamento, di modus operandi. Troviamo quantomeno indelicato pubblicizzare “gesti di generosità” (ma di questo stiamo parlando?) che – secondo noi – è sempre bene esibire con moderazione, soprattutto per rispetto di chi ne è destinatario, e soprattutto se si tratta solo di un’idea. Fa specie poi che la proposta di tagliare fondi da altri assessorati per parlare di sicurezza arrivi proprio da Giovine, che ha appena concluso una proposta definita “culturale” come ViOff.

La seconda riflessione è sulla natura di questi “gesti di generosità”. Già altre giunte hanno compiuto questo significativo sacrificio, per esempio nel collaborare alle spese di chi si occupa gratuitamente del decoro urbano ridipingendo un muro o gestendo uno spazio verde, oppure offrendo il pranzo di Natale alla mensa dei poveri, o contribuendo agli aiuti per calamità naturali di vario tipo, eccetera.

Autotassarsi per la sicurezza è però una sconfitta culturale, oltre che un’ingiustizia nell’utilizzare fondi pubblici riservati ad altri settori della vita cittadina. Anche per noi la sicurezza è una priorità, ma la domanda è: cosa ci preoccupa in città? Quali interventi possiamo proporre per abbassare la preoccupazione?

Tanti settori avrebbero bisogno di più fondi, e fra questi ce ne sono moltissimi che chi amministra esclude sistematicamente dal dibattito politico: perché non autotassarsi per incentivare il rifacimento delle scuole, le iniziative e i restauri della Bertoliana, la presenza di mediatori culturali negli uffici, la partecipazione e gli spazi dei quartieri, i posti di lavoro per giovani magari nell’arte e nel turismo cittadino? Quanto servirebbero, in questi settori, la stessa visibilità e quote economiche dedicate, per far crescere una comunità più forte, indipendente: questo sì, sarebbe un gesto di rivoluzionaria generosità e contribuirebbe non poco a rendere più “sicura” la città. Certe attività virtuose sono contagiose e diventano la buona Politica: provano a sradicare la cultura della delega o della generosità da “titolo di giornale”, buona per qualche like su facebook e poco più. In questo senso va letta la nostra nota circa la mozione sui Patti di collaborazione presentata da Da adesso in poi, che trovate in fondo a questo post.

Noi crediamo che la voglia di partecipazione non abbia abbandonato la politica, ma solo i partiti, che sono soltanto una delle forme di pratica delle attività di interesse collettivo. In sede di discussione delle linee programmatiche abbiamo visto con i nostri occhi come, purtroppo, un grande patrimonio di relazioni, sogni e progetti (Bilancio Partecipativo, Parco della Pace, Consiglio degli Stranieri, solo per citarne alcuni) andavano ad essere sistematicamente cassati e sacrificati. Non in nome di una visione alternativa della città, bensì sull’altare della sempre presente “sicurezza”, concetto onnicomprensivo, slogan totalizzante e ossessivo nella comunicazione della nuova Maggioranza.

L’autotassazione per questa “sicurezza” ci spaventa, se per “sicurezza” intendiamo quella dei nuclei speciali antidegrado, delle note comunali usate come bollettino di guerra, dei bambini alla fiera delle armi e di Salvini che tratta con le lobby a Hit Show, delle panchine da rimuovere nei parchi o dei campi rom “da spianare”, per citare le parole dell’assessore Celebron. Tutto si riduce, una volta di più, ad una questione repressiva e di controllo del territorio anziché accettare che più stili di vita possono tranquillamente convivere in una città meravigliosa e viva come Vicenza.

Una proposta per la Giunta? La nostra Mozione sui patti di collaborazione.

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