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BOCCIATA LA NOSTRA MOZIONE SUL CO-HOUSING

Bocciata, con voto compatto di tutta la maggioranza – in primis il rampante consigliere delegato alle politiche giovanili – la proposta che chiedeva di muoversi verso la sperimentazione di progetti di Co-Housing in alcuni edifici pubblici comunali (da individuare in appartamenti ERP a disposizione del Comune) con finalità di “sperimentazione”.
È notizia di questi giorni, guarda caso, della messa a disposizione di 45 nuove abitazioni fresche di ristrutturazione che il Servizio Patrimonio affiderà ai Servizi Sociali per l’assegnazione in base a una serie di punteggi e caratteristiche.
La proposta di provare a individuare qualche appartamento da dedicare alla fascia di popolazione 18-35 anni era stata inserita in un documento ufficiale che si è rivelato carta straccia: le “Linee di Mandato” che Rucco ha chiamato “guardare la città con gli occhi del cittadino”.
È così, dopo non aver incrementato le possibilità di servizio civile in Comune, anzi perdendo i pochi posti che c’erano perché tutti i bocciati del Comune sono stati bocciati dal Ministero, dopo aver ventilato chiusure di spazi aggregativi in città, dopo essere rimasti a guardare impotenti la mancanze di infrastrutture necessarie ad aumentare l’offerta universitaria in città, ecco la Caporetto anche nelle politiche abitative.
“Cerco di articolare un pensiero, perché in linea di principio noi siamo d’accordo” – inizia così la risposta dell’assessore Tosetto, invitato a richiamarci alle “priorità”, alle “famiglie”, per poi passare ai vari Maltauro (Lega, “attualmente non possiamo prenderci carico di un progetto così importante – prima dell’indipendenza abitativa lavoriamo sull’indipendenza economica dei giovani” ) e D’Amore (Fdi, “Coabitare in un alloggio pubblico crea più neet, induce all’assistenzialismo, il volontariato lo si faccia a casa propria, nelle propria mura domestiche”).
Si chiedeva di immaginare un’accoglienza temporanea, per giovani tra i 18 e i 35 anni e, a fronte di un contributo di ospitalità agevolato (comprensivo di costi e utenze), in cambio della condivisione delle responsabilità e della corretta manutenzione degli spazi e del tempo comune. Occasione per aderire ad attività sociali e progetti di volontariato a favore del territorio, della società e dell’ambiente, per partecipare a un percorso di crescita sociale e orientamento professionale a supporto della ricerca del lavoro.
Niente di tutto questo si potrà non solo attuare, ma neanche immaginare. Ci sono centinaia di appartamenti in città, molti quelli comunali, ma nessuno, nessuno, può essere dedicato a un progetto di questo tipo. Secondo Eurostat l’età media di uscita di casa dei genitori in Italia è superiore ai 30 anni (la media europea invece è di 26 anni).
Noi cosa facciamo? In città e in provincia di Vicenza si può prendere spunto, ad esempio è presente un progetto di co-housing per giovani, gestito dalla Diocesi, che propone un’esperienza di volontariato coinvolgente chiamato “In Cantiere: un anno tra l’altro”. Ma anche Verona e altri comuni hanno già sperimentato progetti di questo tipo. Niente da fare per Vicenza.
No, sempre NO a qualsiasi iniziativa che abbia respiro futuro o possa donare un’immagine diversa alla città.

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