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Consiglio Comunale del 24 luglio 2018 – Approvazione linee programmatiche di mandato

Oggi dobbiamo votare le Linee programmatiche di mandato, ovvero il documento più importante di questa nuova Legislatura, la “Carta d’identità” della nuova Maggioranza contenente gli indirizzi, gli obiettivi e le più significative iniziative da intraprendere nel minor tempo possibile.

Il Sindaco ci ha invitato a considerare questo documento in maniera non “ideologica” ma costruttiva. Abbiamo accolto l’invito. In un’ottica davvero civica, e ben consci di essere minoranza, l’associazione Da adesso in poi – Vicenza Capoluogo ha provato sul serio a dare un contributo migliorativo.

Ci siamo più volte ritrovati e abbiamo speso tempo ed energie per intervenire sul merito del futuro e delle strategie per Vicenza, come ci è richiesto.

È stato davvero faticoso, lo diciamo senza malizia. Anche studiando, analizzando in profondità il documento con la sincera volontà di portare al suo interno qualcosa della nostra visione sulla città, distantissima dalla vostra: è stato comunque difficile.

È questo che vogliamo sottolineare: siamo preoccupati, e percepiamo anche in voi una certa preoccupazione che capiamo perfettamente: amministrare una città dopo così tanta campagna, dopo così tanti slogan e hastag, non è facile, non lo sarebbe per nessuno.

Com’è possibile un simile documento? Ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà per presentare le nostre 12 osservazioni. Avremmo voluto offrirne molte di più, ma è evidente quanto queste aree siano scritte e pensate in modo superficiale, indefinito.

Essendo nuovo, sono andato a studiare la seduta di 5 anni fa. Il 25 luglio 2013 L’Assessore Cicero dichiarava questo dai banchi dell’opposizione:

Queste sedute, questi argomenti, a me particolarmente danno un po’ la nausea, se fossi stato io Sindaco, non lo sono per fortuna, ma se fossi stato io Sindaco si sarebbe tradotto a una paginetta di formato A4. Servono solo i capisaldi, non serve la poesia, qui non serve la prosa, servono le zappe, bisogna zappare perché se non si zappa non si mangia”.

Parole che spiegano in parte questa genericità, solo parzialmente giustificata dalla necessità di fare un “sommario” delle cose da fare. Questa mancanza di visione e di progettualità nasconde piuttosto una serie di lacune, oltre a dare una precisa indicazione sulle priorità come si desume dalla stessa impaginazione.

Ma non ho intenzione di leggere e commentare punto per punto i contenuti di un documento al quale voi per primi sembrate dare poca importanza e quasi nessuna sostanza. Mi rifiuto di partire dalla Sicurezza – cavallo di battaglia elettorale a tutti i livelli sui cui ci aspettavamo un’autentica rivoluzione, al posto dei nuovi temibili Nuclei anti degrado o delle unità cinofile… –

E mi rifiuto di partire dalla mobilità – che possiamo riassumere in “auto, auto, sempre più auto”

Partiamo invece da quello che voi tenete in fondo: la cultura, questa sconosciuta, e quindi la partecipazione, l’accoglienza, il verde, l’inquinamento: argomento – quest’ultimo liquidato in poche righe, per una delle città con la qualità dell’aria peggiore dell’intera nazione. – E le cui soluzioni sono le Fontanelle e l’incoraggiamento all’utilizzo delle auto.

Vengono quindi confinati per la loro presunta superficialità – o non priorità – la passione per i libri, per la storia e per il bello, e la voglia di stare e fare insieme, mettere in discussione il proprio punto di vista: esigenze calpestate nei NO (quando sono espressi nel testo, o appena accennati sui giornali) su Parco della Pace, Bilancio Partecipativo, Biblioteca, Consiglio degli stranieri.

Al loro posto, timidi accenni ad una Città chiusa e un linguaggio ammiccante al “poliziesco”, a tratti precisamente violento, indirizzato al conflitto sociale: “presidiare”, invece che “partecipare”, “abrogare”, invece che “potenziare”, “ripensare”, “Rivedere” – cassare il bilancio partecipativo, cassare i centri giovanili, cassare il Parco della Pace, cassare il Consiglio degli Stranieri, cassare il front office, senza sapere né volere proporre in cambio niente di definito.

Un programma che punta esclusivamente all’aspetto esteriore del problema, basti vedere sulla questione accattonaggio-bivacco, un approccio che non tenta minimamente di individuare l’origine del problema e di risolverlo e tutelare le persone senza fissa dimora. 

Questo atteggiamento va ben oltre la normale alternanza di governo, la legittima volontà di un’Amministrazione democraticamente eletta di proporre la propria alternativa visione di città.

Qui si percepisce, piuttosto, la volontà di togliere dai piedi chi si è interessato alla città in questi anni e chi potrebbe farlo in futuro. Vedremo, ad esempio a partire dall’inserimento dei consiglieri aggiunti di origine straniera, se sarà questa un’occasione per discutere i propri punti di partenza, un’occasione di scambio e arricchimento reciproco! Vedremo se questi “nuovi” strumenti vogliono davvero essere una vera sfida per il consiglio comunale, e quali reali poteri si vogliono dare ai numerosi nuovi Consigli, sportelli e tavoli che andate proponendo.

Non posso non rilevare che anche per quanto riguarda i GIOVANI, le lacune esprimono in realtà una precisa linea – evidenziata dal fatto che ancora nessuno abbia in mano questa delega.

Tutti parlano dei (peraltro pochi) immigrati che arrivano. “Invasione”, “non possiamo ospitare tutti”, e altri slogan cari alla vostra parte politica.

 

Leggendo il Giornale si scopre invece che gli immigrati sono 15 mila in meno dal 2011, neanche il 9 per cento della popolazione: certo, una fetta comunque socialmente ed economicamente importante del tessuto vicentino.

Al punto da sentire l’esigenza di cancellare lo strumento di rappresentanza a loro dedicato in Statuto Comunale.

Già il fatto che non ci sia un progetto e una visione su questa parte di città, è di per sé una grave mancanza. Anche perché, come saprete, sono un migliaio i richiedenti asilo in stato di accoglienza.

 

Non una parola, invece, sul fenomeno opposto, i troppi emigrati che se ne vanno, soprattutto giovani, soprattutto vicentini, soprattutto laureati. Ne avevo parlato anche durante il primo consiglio comunale. I dati statistici lo dicono chiaramente: da questo territorio ci sono persone che se ne vanno. Basti rileggersi i dati esposti da Marco Scorzato e Marino Smiderle, Giornale di Vicenza dell’11 luglio. C’è un vero record di espatri: solo negli ultimi due anni i vicentini emigrati sono stati ottomila. Tra le sette province venete Vicenza siamo quella col maggior numero di espatri. Partono intere famiglie, non solo giovani, coinvolte da un nuovo lavoro, quindi persone dai 25 ai 39 anni.

 

Che proposte abbiamo per loro?

Forse una di queste è il Consiglio comunale dei Giovani: Dalla forma e soprattutto dal peso sconosciuto in rapporto alla determinazione delle politiche cittadine.

Quanto mi sarebbe piaciuto trovare invece fra queste righe parole dirette AL CUORE di queste menti.

Loro, come in generale i cittadini di Vicenza, hanno bisogno di vivere una città cosmopolita, di incontrare la bellezza dell’altro, di sublimarla nel proprio lavoro ogni giorno, di trovare lavori appaganti e stimolanti. Non si fa minimamente cenno poi ai festival musicali di quartiere (mentre si parla genericamente di “feste di quartiere”) o alla proposta di fare di Vicenza una città dei Festival, dal Biblico (nemmeno questo citato) al Jazz, o a esperienze forti, mentre il futuro di centri giovanili come il bocciodromo o altri è messo a rischio dalle poche rabbiose righe del punto 7.2.3.

 

Giusto allora puntare sull’UNIVERSITÀ. Ma anche a questo riguardo le linee programmatiche non dicono nulla sulle modalità effettive di sviluppo, sulla necessità di trasformazione da città CON l’università a CITTA’ UNIVERSITARIA. Aumentarne i corsi significa tutto e niente: quali? in relazione a quali atenei?

Nei banchi della Giunta oggi c’è un grande assente ingiustificato. LA CULTURA, ahimè sprovvista di un assessorato dedicato.

D’altronde, questo, è un vuoto indicativo di un tempo dove slogan e sicurezza sono in testa a tutto e dove si chiudono le biblioteche per farci presidi di polizia. Perché abbiamo rinunciato a credere e a premiare la passione per la lettura, per l’arte?  

Molto è stato scritto sullo sport di cittadinanza” (cosa vuol dire poi? Non ho capito),

ma che fine han fatto i campetti da calcetto e da basket dove poter giocare liberamente? E perché non pensare di poter aprire all’affitto delle palestre a privati anche per sport diversi dal calcetto? (pallavolo, basket)

Insisto sulla necessità di stare insieme. E di farlo ATTRAVERSO la cultura A cominciare dalla prima grande infrastruttura culturale necessaria allo sviluppo della città, la nuova Biblioteca, da inserire nell’area della ex scuola Giuriolo di contra’ Riale. Era una nostra osservazione, purtroppo non accolta.

Anche i MUSEI DI VICENZA hanno molti problemi: non hanno una direzione di ruolo da anni, hanno un personale tecnico di valore, ma non più abituato ad operare di testa sua. Hanno orari insensati, con il Chiericati che attende il completamento, il museo di storia naturale e archeologia che attende una completa ridefinizione e Palazzo Thiene da pensare a nuovo uso per la città.

In generale c’è ben più di quelle due righe che non dicono nulla, nemmeno della gestione della Basilica, di cui si fa cenno per le mostre senza peraltro prendere alcuna posizione (chi le organizzerà? Con quali risorse? Con che indirizzo?)

 

Non si parla di turismo della bellezza della città, che non è solo Palladio o Monte Berico, ma anche capolavori come quelli del Montagna, Mantegna e altri “seppelliti” e nascosti dall’ombra della mancata giusta visibilità.

Per l’AREA della Partecipazione, così cara alla storia di Vicenza Capoluogo, la visione è talmente semplicistica da rendere impossibile qualsiasi emendamento: tanti giri di parole sui redivivi consigli di quartiere, ma esperienze come quelle nate a Laghetto, ai Ferroviari, non indicano già la strada?

In definitiva, c’è un grande patrimonio di relazioni che viene sacrificato sull’altare di una ipotetica “sicurezza”.

Ma quale sicurezza? Forse, quella ripresa dal giovane reporter vicentino Butera su Repubblica, propugnata dal leader nazionale di molti di voi qui dentro – Il quale, proprio qui a Vicenza, a Hitshow, tratta un vero e proprio voto di scambio con le lobby delle armi.

Visto che la sicurezza è il vostro punto numero uno, cominciamo allora dall’approvare subito un regolamento che eviti pericolose commistioni fra la diffusione delle armi leggere e il libero accesso dei minorenni alla mostra.

Concludo.

Chiaramente, non voteremo a favore di queste Linee.

Il motivo principale è che queste Linee sono senza prospettiva di futuro. Non possono nemmeno chiamarsi “libro dei sogni”: magari ci fossero dei sogni, delle idee, qualcosa

Vicenza è una Città meravigliosa, merita di brillare nel panorama internazionale e merita di essere vissuta come la casa di tutti, ma se gli strumenti di cui ci dotiamo sono delle non-soluzioni come il brand palladio, le auto private, i nuclei speciali antidegrado, sarà un percorso difficile per tutti noi.

Grazie.

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