In sede di discussione delle linee programmatiche abbiamo visto con i nostri occhi come, purtroppo, un grande patrimonio di relazioni, sogni e progetti (Bilancio Partecipativo, Parco della Pace, Consiglio degli Stranieri, solo per citarne alcuni) andavano ad essere sistematicamente cassati e sacrificati. Non in nome di una visione alternativa della città, bensì sull’altare di una ipotetica “sicurezza”, concetto onnicomprensivo (nelle intenzioni), slogan totalizzante e ossessivo nella comunicazione della nuova Maggioranza.
Era nostro dovere intervenire sul merito, quindi abbiamo chiesto: ma quale sicurezza? Quella dei nuclei speciali antidegrado, delle note comunali usate come bollettino di guerra, delle panchine da rimuovere nei parchi o dei campi rom “da spianare”, per citare le parole dell’Assessore Celebron?
Questa è “sicurezza”?
In quel Consiglio comunale avevo riportato con urgenza, vista l’assoluta (apparente) predominanza del tema “sicurezza” nelle Linee Programmatiche, di dar conto della notizia, ripresa dal giovane reporter vicentino Butera su Repubblica, sulla compravendita di voti avvenuta proprio qui a Vicenza, in una saletta riservata della Fiera, fra Matteo Salvini – leader nazionale della Maggioranza vicentina e ora (con lo stesso meccanismo dell’accordo sottobanco) anche dell’ex Sindaco “civico” Rucco – e le lobby delle armi.
Abbiamo chiesto, visto che la sicurezza è il loro punto numero uno, di cominciare dall’approvare subito un Regolamento, necessario da anni, che eviti pericolose commistioni fra la diffusione delle armi leggere e il libero accesso dei minorenni alla mostra. Un piccolo grande segnale che la mia associazione civica Vicenza Capoluogo e varie realtà del vicentino chiedono da anni, purtroppo senza essere ascoltati, neanche quando l’Amministrazione aveva un altro colore.
Su Repubblica del 10/09/2018 viene presentato il conto di questo accordo:
– Aumento da 6 a 12 delle armi sportive detenibili
– Aumento a 10 per le armi lunghe e a 20 per le armi corte dei colpi consentiti nei caricatori
– Estensione della categoria di “tiratori sportivi” che ora possono comprare armi “tipo guerra”
Riassumendo: più armi, più pallottole, più tiratori.
Il salone fieristico HIT Show si caratterizza oramai come un’operazione ideologico-culturale a favore delle politiche che intendono incentivare la diffusione delle armi in Italia. Rispetto a questa sfilata, le amministrazione dei Comuni di Vicenza e di Rimini non hanno fatto e detto nulla.
Cosa possiamo fare, noi cittadini di Vicenza, per reagire a questa istituzionalizzazione della violenza e dell’autodifesa e alla diffusione delle armi leggere, volutamente intrecciata con il ramo delle armi da tiro sportivo?
La risposta è semplice.
Dobbiamo far sì che il padiglione delle armi leggere sia quantomeno riservato solo ad operatori del settore come armaioli, forze di polizia, vigilanza privata, operatori del settore detentori di licenze specifiche ecc., come peraltro avviene già nelle fiere dei paesi Europei.
Serve un Regolamento, serve un autentico recepimento della Direttiva Europea 477 e serve che il Sindaco Rucco prenda una posizione su Hit Show per fare in modo che, questa volta nei fatti, il nostro Paese e la nostra comunità si muovano davvero verso più sicurezza, termine che nel nostro vocabolario è collegato a pace, educazione, non-violenza.