Ieri si è svolta una commissione importante, che da tempo volevamo affrontare, sulla situazione della Casa Circondariale a Vicenza. Il mio incarico di “Presidente di Commissione” è particolare e di mediazione: a livello umano e professionale è un servizio arricchente che mi fa capire l’importanza del ruolo che riveste il “consigliere comunale” nel capire, conoscere, interrogare la vita sociale della nostra comunità facendola dialogare con le forze rappresentative che interpretano e amministrano i bisogni della città.
Abbiamo convocato il Direttore reggente della Casa Circondariale, Claudio Mazzeo (a capo dell’Istituto di Padova), la dott.ssa Capalbo a nome del responsabile sanitario del Carcere e il Garante dei detenuti, dott. Maule.
Sono stati evidenziati potenzialità e fatiche di questa “comunità nella comunità” come l’ha definita il Direttore, parte integrante di un territorio, il nostro territorio. Comunità che conosciamo forse poco, forse perché il nostro è un carcere “di transito” e non di reclusione, forse perché non sappiano chi siano le persone private del bene più grande, la libertà.
Il Direttore ha subito confessato la necessità di trovare per la struttura cittadina un Direttore a tempo pieno, per riservare le giuste attenzioni alla realtà vicentina che è molto grande. 335 detenuti, il 52% stranieri. I problemi della popolazione carceraria ci sono e non si sono negati: situazione psicologica, suicidi, episodi di criminalità interna sono presenti nel nostro come negli altri carceri italiani. Anche la struttura e il personale presentano problematiche note: personale sottodimensionato, edifici insoddisfacenti per coprire le necessità di detenuti e lavoratori, necessità di fondi per progetti di formazione e reinserimento lavorativo. Appelli che istituzioni del carcere hanno lanciato anche alla Politica e alle istituzioni. Cosa possiamo fare?
Innanzitutto lavorare sulla conoscenza. Considerando la Casa Circondariale come una comunità di persone, prima che detenuti, vogliosi di ricominciare e di avere un’altra opportunità. Richiamando gli studenti in visita e in confronto con i detenuti, per conoscere, parlare, come succedeva fino a qualche tempo fa. Valutare la possibilità di far emergere alcuni progetti già in atto nella struttura, dal forno alle attività di ristorazione e catering, alla scuola d’arte, eccetera. E collaborando con gli enti pubblici con e le amministrazioni per progetti lavorativi mirati e professionalizzanti, anche per la gestione del bene pubblico.
La necessità è quella di restituire alla società persone migliori, da formare e assistere umanamente in vista del rientro nella società, come vuole la nostra Costituzione.
La commissione proseguirà con altre sedute di approfondimento su problematiche specifiche, come quella degli agenti penitenziari, e con un sopralluogo in struttura
Una nota di metodo finale, l’intervento della consigliera regionale Maino, imposto dal gruppo Lega accanto alle strutture tecniche del carcere. Una forzatura, la testimonianza politica di una figura esterna alla commissione e all’audizione, che crea un precedente di metodo utile alla visibilità dei partiti, sacrificando correttezza dei meccanismi istituzionali e buonsenso nell’esercizio dei propri ruoli.
Giovanni Selmo